Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico
Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico
Nato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, allo scopo di studiare il riscaldamento globale.
Organizzato in tre Gruppi di lavoro:
Gruppo di lavoro I si occupa delle basi scientifiche dei cambiamenti climatici;
Gruppo di lavoro II si occupa degli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e umani, delle opzioni di adattamento e della loro vulnerabilità;
Gruppo di lavoro III si occupa della mitigazione dei cambiamenti climatici, cioè della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
L'IPCC non si occupa direttamente di attività di ricerca, monitoraggio o raccolta dati. I suoi rapporti vengono elaborati sotto la revisione paritaria delle principali istituzioni mondiali.
I risultati dei rapporti sono valutazioni dettagliate sullo stato delle conoscenze scientifiche, tecniche e socioeconomiche riguardanti il cambiamento climatico, i suoi impatti e rischi futuri, e le opzioni per mitigare la velocità di questi cambiamenti. Oltre ai rapporti di valutazione, l'IPCC produce rapporti speciali su temi specifici concordati dai governi membri, e rapporti metodologici che offrono linee guida per la preparazione degli inventari dei gas serra.
Per portare avanti il suo programma di lavoro, l'IPCC organizza riunioni dei rappresentanti governativi, convocando sessioni plenarie del Panel o dei Gruppi di Lavoro per approvare, adottare e accettare i rapporti. Durante le sessioni plenarie, l'IPCC decide anche il programma di lavoro, il budget e le linee generali dei rapporti. Mentre si riunisce regolarmente per fornire indicazioni scientifiche e tecniche al Gruppo di Lavoro. Per comunicare i risultati e spiegare il proprio lavoro, partecipa a eventi di sensibilizzazione organizzati sia dall'IPCC stesso sia da altre organizzazioni, fornendo anche relatori per conferenze.
Finora sono stati pubblicati sei rapporti di valutazione, l'ultimo dei quali nel 2022. I rapporti dell'IPCC sono ampiamente citati in tutti i dibattiti riguardanti il cambiamento climatico.
Analizziamo insieme il Sesto Rapporto di Valutazione (2021-2022) [1]
Il Sesto Rapporto IPCC (AR6), comprende i contributi di tre gruppi di lavoro e un Rapporto di Sintesi (pubblicato nel Marzo 2023):
Gruppo di lavoro I: basi fisico-scientifiche (completato nell'Agosto 2021)
Gruppo di lavoro II: impatti, adattamento e vulnerabilità (completato nel Febbraio 2022)
Gruppo di lavoro III: mitigazione del cambiamento climatico (completato in Aprile 2022)
1. Gruppo di Lavoro I: La basi fisico-scientifiche (WG1)
Approvato da 195 governi partecipanti e il documento di sintesi per i legislatori (Summary for Policymakers) è stato pubblicato il 9 agosto 2021. Il rapporto evidenzia che per limitare il riscaldamento a 1,5 °C o 2 °C è necessario adottare azioni immediate e significative per ridurre le emissioni di gas serra.
2. Gruppo di Lavoro II: Impatti, adattamento e vulnerabilità (WG2)
Climate Change 2022: Impacts, Adaptation & Vulnerability, è stato pubblicato il 28 febbraio 2022. Il rapporto analizza gli impatti del cambiamento climatico sulla natura e sulle attività umane, affrontando temi come:
Perdita di Biodiversità
Migrazioni
Rischi per le aree urbane e rurali
Salute
Sicurezza alimentare
Risorse (idriche, energia)
Il rapporto evidenzia che gli impatti climatici stanno risultando più gravi del previsto, interessando tutte le parti del mondo. Circa 3,3-3,6 miliardi di persone sono considerate "altamente vulnerabili", con i paesi in via di sviluppo particolarmente colpiti. Se le emissioni continueranno al ritmo attuale, l'Africa e altri paesi potrebbe perdere tra il 30% e il 50% dei terreni coltivati, e un miliardo di persone potrebbe essere a rischio di inondazioni a causa dell'innalzamento del livello del mare.
Siccità, inondazioni e ondate di caldo stanno diventando più frequenti e sono già in corso estinzioni di massa, dalle vegetazioni ai coralli.
Il rapporto identifica 127 effetti negativi del cambiamento climatico, alcuni già irreversibili.
Si sottolinea l'importanza della conservazione per preservare la biodiversità e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, suggerendo che la protezione del 30-50% delle aree terrestri, d'acqua dolce e oceaniche è cruciale. Critica anche l'uso di approcci tecnologici per la rimozione dell'anidride carbonica, come la gestione delle radiazioni solari e le bioenergie, a meno che non siano realizzati in modo responsabile.
Il rapporto evidenzia i limiti dell'adattamento al cambiamento climatico, notando che alcuni sistemi umani e naturali hanno già raggiunto "limiti di adattamento soft", inclusi i sistemi umani in Australia, piccoli stati insulari, America, Africa ed Europa e alcuni sistemi naturali raggiungono anche i "limiti di adattamento hard" come coralli, zone umide, foreste pluviali, ecosistemi nelle regioni polari e montane.
Sino al livello di riscaldamento globale di 1,5 °C, rispetto all'epoca preindustriale, le limitate risorse di acqua dolce pongono potenziali limiti per i piccoli stati insulari e per le regioni dipendenti dai ghiacciai e dallo scioglimento delle nevi; con 2 °C di riscaldamento, i limiti sono stimati per le molteplici colture di base in molte aree di coltivazione, in particolare nelle regioni tropicali; con 3 °C di riscaldamento globale sono previsti limiti per alcune misure di gestione dell'acqua per molte regioni, con limiti maggiori per molte parti d'Europa.
Il rapporto afferma che anche un superamento temporaneo del limite di 1,5 °C comporterà effetti negativi sull'uomo e sugli ecosistemi
Nonostante il quadro preoccupante, il rapporto afferma che è ancora possibile limitare il riscaldamento a 1,5 °C attraverso una drastica riduzione delle emissioni di gas serra, ma è necessario agire immediatamente. La cooperazione internazionale è essenziale per uno "sviluppo resiliente al clima", ma il riscaldamento attuale rende difficile questo sviluppo, che diventerebbe impossibile se la temperatura globale aumentasse di oltre 2 °C.
Focus Europa
L'IPCC ha identificato quattro categorie principali di rischio per l'Europa:
Rischi delle ondate di calore su popolazioni ed ecosistemi: Si prevede che il numero di decessi e di persone esposte a stress da calore possa raddoppiare o triplicare con un aumento della temperatura a 3 °C, rispetto a un incremento di 1,5 °C.
Rischi per la produzione agricola: La combinazione di caldo e siccità porterà a perdite significative nella produzione agricola in gran parte dell'Europa durante il XXI secolo.
Rischi di scarsità di risorse idriche: Nel Sud Europa, il rischio di scarsità di risorse idriche è già elevato con un riscaldamento globale di 1,5 °C e diventa molto alto con un incremento di 3 °C. Questo rischio si estende anche all'Europa centro-occidentale con l'aumento delle temperature.
Rischi da maggiore frequenza e intensità di inondazioni: Con il cambiamento delle precipitazioni e l'innalzamento del livello del mare, aumenteranno i rischi per le persone e le infrastrutture in molte regioni europee.
L'inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti per il clima, John Kerry, ha commentato:
«Abbiamo assistito all'aumento degli eventi estremi alimentati dal clima e ai danni che si sono lasciati alle spalle, vite perse e mezzi di sussistenza rovinati. La domanda a questo punto non è se possiamo evitare del tutto la crisi ma se possiamo evitare le conseguenze peggiori».
Il rapporto del Gruppo di Lavoro III (WG3) è stato presentato il 4 aprile 2022, cinque anni dopo averne definito la struttura nel 2017. Alcuni osservatori hanno riportato che alcuni paesi avrebbero cercato di mitigare i messaggi allarmanti del rapporto, suscitando preoccupazioni riguardo a un possibile alleggerimento di alcune conclusioni.
Il WG3 conclude che "le emissioni nette di GHG antropogenici sono aumentate dal 2010 in tutti i principali settori a livello globale. Un aumento delle emissioni può essere attribuito alle aree urbane. La riduzione delle emissioni di CO2 da carburanti fossili e processi industriali, a causa dell'aumento dell'intensità energetica del PIL e dell'intensità carbonica dell'energia, è stata inferiore dell'incremento di emissioni dall'aumento globale delle attività industriali, energetiche, del trasporto, dell'agricoltura e dell'edilizia"
Rapporto di Sintesi (Marzo 2023)
Vi lascio il documento ufficiale dal Rapporto di Sintesi e a sinistra la sua versione estesa da poter consultare per una maggiore conoscenza.
Approfondimento sulla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite e Protocollo di Kyoto
I rapporti di valutazione periodicamente pubblicati dall'IPCC sono fondamentali per la formulazione di accordi internazionali come la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyoto, che attua le disposizioni della Convenzione.
Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici
Accordo ambientale internazionale prodotto dalla Conferenza sull'Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development), informalmente conosciuta come Summit della Terra, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. L'accordo fu aperto alle ratifiche il 9 maggio 1992 ed entrò in vigore il 21 marzo 1994.
L'obiettivo è stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra a un livello tale da prevenire interferenze antropogeniche pericolose con il sistema climatico terrestre. È importante notare che l'accordo non impone limiti obbligatori alle emissioni di gas serra per le singole nazioni; si tratta quindi di un accordo legalmente non vincolante. Tuttavia, includeva la previsione di aggiornamenti, noti come protocolli, destinati a fissare obiettivi specifici per la riduzione delle emissioni.
La Convenzione si basa sulla crescente consapevolezza riguardo ai cambiamenti climatici e all'influenza delle attività umane sul riscaldamento globale in corso. Tra i principi fondamentali della convenzione, elencati nell'articolo 3, vi sono:
La protezione del sistema climatico e la lotta ai cambiamenti climatici e ai loro effetti avversi.
La considerazione dei particolari bisogni e delle condizioni dei paesi in via di sviluppo, che sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.
Il principio che l'assenza di una certezza scientifica completa non deve essere utilizzata come giustificazione per ritardare misure di prevenzione e mitigazione.
L'articolo 4 descrive gli obblighi dei paesi aderenti alla convenzione, come l'implementazione di misure di mitigazione e l'adozione di politiche nazionali per facilitare l'adattamento ai cambiamenti climatici. Questo include la gestione sostenibile dei "sink" e dei "reservoir" (intesi come biomassa, foreste, oceani ed in generale ecosistemi marini, terrestri e costieri).
Un aspetto cruciale dell'accordo è la comunicazione riguardo all'implementazione della convenzione, delineata nell'articolo 12. In particolare, i paesi Annex I (paesi industrializzati) sono tenuti a presentare regolari rapporti che descrivono le politiche e le misure adottate per ridurre le emissioni di gas serra. Questi paesi devono anche comunicare annualmente l'inventario nazionale delle emissioni e degli assorbimenti di gas serra, con stime ottenute utilizzando metodologie comparabili.
Convenzione Quadro delle Nazioni Unite
Documento ufficiale
Protocollo di Kyoto
Sviluppato come complemento alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), rappresenta uno degli strumenti giuridici internazionali più significativi nella lotta contro i cambiamenti climatici. È il primo accordo globale a stabilire impegni concreti per i paesi industrializzati in merito alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, che sono i principali responsabili del riscaldamento globale.
Adottato l'11 dicembre 1997 a Kyoto, in Giappone, e dopo anni di negoziazioni e ratifiche, è entrato ufficialmente in vigore il 16 febbraio 2005. L'accordo ha segnato una tappa fondamentale nella cooperazione internazionale per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, stabilendo obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni per i paesi sviluppati, con l'obiettivo di diminuire l'impatto umano sul clima terrestre.
La caratteristica distintiva del Protocollo di Kyoto è l'imposizione di obiettivi vincolanti e quantificati per la limitazione e riduzione delle emissioni di gas a effetto serra da parte dei paesi aderenti, noti come "Parti". Questo accordo coinvolge 37 paesi industrializzati e la Comunità Europea, che si impegnano a ridurre le loro emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990, nel periodo 2008-2012.
Per raggiungere questi obiettivi, il Protocollo di Kyoto prevede l'adozione di misure nazionali. Tuttavia, esso introduce anche i cosiddetti "Meccanismi Flessibili", che offrono opzioni aggiuntive basate sul mercato per facilitare la riduzione delle emissioni:
Emissions Trading Internazionale (ET): Questo meccanismo permette il commercio di crediti di emissione tra paesi industrializzati. Un paese che abbia ridotto le proprie emissioni oltre l'obiettivo stabilito può vendere i crediti di emissione in eccesso a un paese che non riesce a rispettare i propri impegni di riduzione.
Meccanismo di Sviluppo Pulito (Clean Development Mechanism, CDM): Consente ai paesi industrializzati di realizzare progetti nei paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni e promuovano lo sviluppo economico e sociale dei paesi ospiti. Questi progetti generano Crediti di Riduzione delle Emissioni (CER), che possono essere utilizzati dai paesi promotori per soddisfare parte dei loro obiettivi di riduzione.
Implementazione Congiunta (Joint Implementation, JI): Permette ai paesi industrializzati di realizzare progetti di riduzione delle emissioni in altri paesi dello stesso gruppo. I crediti derivanti da questi progetti (Unità di Riduzione delle Emissioni, ERU) possono essere utilizzati congiuntamente dal paese ospitante e dal paese promotore per rispettare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni.
Protocollo di Kyoto
Documento ufficiale
Bibliografia
[1] IPCC, 2023: Climate Change 2023: Synthesis Report. Contribution of Working Groups I, II and III to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Core Writing Team, H. Lee and J. Romero (eds.)]. IPCC, Geneva, Switzerland, pp. 35-115, doi: 10.59327/IPCC/AR6-9789291691647