Le radiazioni ultraviolette (UV) sono una parte dello spettro elettromagnetico con lunghezze d'onda che variano tra 100 e 400 nanometri (nm). Le radiazioni UV si suddividono in tre categorie principali, ognuna con caratteristiche specifiche e impatti distinti sulla salute umana e l'ambiente a seconda della dose di esposizione [2]:
UV-A (315-400 nm): Queste sono le radiazioni ultraviolette con la lunghezza d'onda più lunga e rappresentano la maggior parte delle radiazioni UV che raggiungono la superficie terrestre. Gli UV-A penetrano profondamente nella pelle e sono responsabili del processo di invecchiamento cutaneo, delle rughe e possono contribuire al rischio di cancro della pelle. Sono anche le radiazioni utilizzate nei lettini abbronzanti.
UV-B (280-315 nm): Le radiazioni UV-B hanno una lunghezza d'onda più corta rispetto agli UV-A e sono più energiche. Una parte di queste radiazioni viene assorbita dall'ozono nell'atmosfera, ma una frazione significativa raggiunge comunque la superficie terrestre. Gli UV-B sono i principali responsabili delle scottature solari e giocano un ruolo cruciale nella sintesi della vitamina D nella pelle. Tuttavia, una sovraesposizione può causare danni al DNA delle cellule della pelle, aumentando il rischio di melanoma e altri tipi di cancro della pelle.
UV-C (100-280 nm): Queste radiazioni hanno la lunghezza d'onda più corta e sono le più energetiche e potenzialmente pericolose. Fortunatamente, sono completamente assorbite dall'ozono e dall'ossigeno nell'atmosfera terrestre, quindi non raggiungono la superficie terrestre. Gli UV-C sono utilizzati in applicazioni industriali e mediche per sterilizzare e disinfettare, grazie alla loro capacità di distruggere microrganismi.
Capacità di penetrazione dei raggi UV [2]
La capacità di penetrazione dei raggi UV e, di conseguenza, la loro pericolosità per l'uomo, aumenta con la diminuzione della lunghezza d'onda e l'aumento della frequenza. Questo significa che i raggi UV-C, sebbene non raggiungano la superficie terrestre, sarebbero i più dannosi, seguiti dagli UV-B e infine dagli UV-A, che sono meno energetici.
La maggior parte dei raggi UV che raggiungono la superficie terrestre appartiene alla categoria degli UV-A, con una piccola parte di UV-B, mentre gli UV-C sono completamente assorbiti dallo strato di ozono nell'atmosfera. I livelli di radiazione UV variano in base a diversi fattori ambientali:
Altitudine: Aumentando l'altitudine, l'intensità dei raggi UV aumenta. Si stima che per ogni 1000 metri di altezza, i livelli di UV crescano del 10-12%.
Posizione del Sole: I livelli di UV sono più alti quando il Sole è più alto nel cielo, specialmente verso mezzogiorno e nei mesi estivi, quando l'angolo dei raggi solari è più diretto.
Latitudine e Nuvolosità: I livelli di UV tendono a essere più alti vicino all'equatore e a diminuire man mano che ci si sposta verso i poli. Le nuvole possono filtrare parte delle radiazioni UV, ma non sempre offrono una protezione completa.
Strato di Ozono: Lo strato di ozono nell'atmosfera funge da scudo, assorbendo gran parte dei raggi UV, in particolare gli UV-C e parte degli UV-B. La riduzione dello strato di ozono, a causa di fattori come l'inquinamento da clorofluorocarburi (CFC), può aumentare l'esposizione agli UV-B.
Riflettività della Superficie Terrestre: Alcune superfici riflettono più radiazioni UV di altre. Ad esempio, la neve può riflettere circa l'80% delle radiazioni UV, aumentando l'esposizione, mentre la sabbia asciutta riflette circa il 15% e la schiuma del mare circa il 25%.
Questi fattori contribuiscono a variare l'intensità dell'esposizione ai raggi UV in diverse condizioni e ambienti, influenzando così i rischi associati.
I danni da UV [3]
L’Oms ha identificato nove malattie strettamente legate all’esposizione a radiazioni ultraviolette:
Melanoma cutaneo, tumore maligno dei melanociti, cellule della pelle che producono il pigmento cutaneo (melanina)
Carcinoma squamoso della pelle, tumore maligno che, rispetto al melanoma, ha un’evoluzione più lenta ed è associato a minore morbilità e mortalità
Carcinoma basocellulare (basalioma), tumore cutaneo che si sviluppa prevalentemente in età avanzata e si diffonde lentamente e localmente
Carcinoma squamoso della cornea o della congiuntiva, raro tumore oculare
Cheratosi, malattie croniche della pelle che in rare occasioni possono generare lesioni pretumorali
Scottature
Cataratta corticale, degenerazione del cristallino, che diventa sempre più opaco fino a compromettere la vista e che, in certi casi, può portare anche alla cecità
Pterigio, inspessimento della congiuntiva che porta a opacizzazione della cornea o a una limitazione dei movimenti oculari
Riattivazione dell’herpes labiale, a causa dell’immunosoppressione indotta dall’eccesso di UV.
Prevenzione [3]
Limitare il più possibile l’esposizione alla luce solare nelle ore più calde, tra le 10 e le 14.
Stare all’ombra nelle ore più calde, ricordando che alberi, ombrelli e tettoie non proteggono completamente dalla luce solare.
Indossare vestiti protettivi: un cappello a falda larga protegge adeguatamente occhi, orecchie, faccia e retro del collo; gli occhiali da sole ad alta protezione riducono enormemente i rischi per gli occhi; abiti aderenti e coprenti offrono un’ulteriore protezione dalla luce solare.
Usare creme solari protettive (almeno +15), applicandole nuovamente ogni due ore oppure dopo aver lavorato, nuotato, fatto attività fisica all’aperto. Ricordare che le creme solari non servono per stare di più al Sole, ma per proteggersi quando l’esposizione è inevitabile.
Evitare l’uso di lampade o lettini abbronzanti, soprattutto prima dei 18 anni.
Tenere conto dell’indice UV, scala internazionale che correla il livello di radiazione UV con il grado di rischio: quando l’indice è superiore a 3, occorre mettere in atto le misure preventive.
Proteggere in particolar modo i bambini, sono più a rischio degli adulti
Effetti positivi degli UV
L’esposizione ai raggi UV non ha però soltanto effetti negativi. Queste radiazioni hanno infatti un ruolo importante nella sintesi organica di Vitamina D, sostanza coinvolta nello sviluppo dello scheletro e in grado di proteggere le ossa da malattie quali il rachitismo, l’osteomalacia e l’osteoporosi. In generale, basta una minima esposizione ai raggi UV per ottenere questi effetti protettivi.
Bibliografia
[1] Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS (2007), ICF-CY. International classification of functioning, disability and health: Children and youth version, World Health Organization, Geneva (trad. it. ICF-CY. Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute – Versione per bambini e adolescenti, Erickson, Trento, 2007). https://cordis.europa.eu/article/id/26092-who-highlights-dangers-of-sunlight/it
[2] Agenzia Zadig, Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, pubblicato il 20 maggio 2021, https://www.certifico.com/sicurezza-lavoro/documenti-sicurezza/67-documenti-riservati-sicurezza/4668-classificazione-sostanze-cancerogene-e-mutagene - https://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/il-sole/raggi-del-sole
[3] Dogliotti E, Achene L, Beccaloni E, Carere M, Comba P, Crebelli R, Lacchetti I, Pasetto R, Soggiu ME, Testai E. Linee guida per la valutazione di impatto sanitario (DL. vo 104/2017). Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2019 https://www.epicentro.iss.it/uv/#:~:text=I%20danni%20da%20UV,producono%20il%20pigmento%20cutaneo%20(melanina)