Le storie di avventurieri dell'Artico e dell'Antartide mi hanno sempre affascinata. Ho divorato libri su esploratori leggendari come Amundsen, Cook e Nobile, ma due avventure in particolare mi hanno colpita: quelle del Norge e del Dirigibile Italia. Questi incredibili velivoli non erano solo mezzi di trasporto, ma veri e propri laboratori volanti progettati per affrontare l'estremo Nord, dove l'accesso via terra era impossibile.
Un giorno, leggendo "Ottantesimo parallelo", sono venuta a conoscenza della Base Artica Italiana a Ny-Ålesund, una cittadina sperduta nelle Svalbard. Scoprire che la base si chiama "Dirigibile Italia" in onore di quelle storiche missioni mi ha subito colpito. Nel libro si racconta che i pochi turisti che arrivano a Ny-Ålesund non possono entrare nelle basi, nemmeno in quelle del proprio Paese.
I "protagonisti" del romanzo erano ricercatori che arrivavano a Ny-Ålesund per poi partire in nave verso una missione scientifica. Leggendo le loro esperienze, percepivo la forte emozione che provavano nel varcare la soglia della base italiana. Ricordo ancora vividamente un passaggio in cui, appena arrivati, venivano accolti con un caffè bollente, un gesto semplice ma carico di significato, che anticipava il freddo che avrebbero affrontato durante la partenza imminente. Quella scena mi ha ispirata profondamente, spingendomi a pensare: perché non provarci anch'io? Così, ho iniziato a pianificare il mio personale "piano d'azione".
Determinata, ho cercato la stazione artica "Dirigibile Italia" sui social. Ho trovato le loro pagine su Facebook, Instagram e il Sito Web, e ho deciso di scrivere loro. Mi sono presentata, spiegando la mia grande passione per l'Artico e gli studi climatici che attualmente svolgo, e ho condiviso il mio desiderio di visitare la base durante il mio imminente viaggio alle Svalbard. Con mia grande sorpresa, ho ricevuto due risposte entusiaste da ben due persone diverse, che mi hanno messo in contatto con Tessa, la capo missione attuale in quel momento alla base italiana.
L'emozione era alle stelle, e l'agitazione iniziava a farsi sentire. Poco dopo, ho ricevuto una risposta dal capo missione, Tessa. La sua gentilezza mi ha riempito il cuore di gioia. Era davvero felice di aver ricevuto il mio messaggio e mi ha detto che sarei potuta andare a salutare i ricercatori presenti alla base. Mi avrebbero accolta per due chiacchiere e un caffè. Non riuscivo a crederci: avevo realizzato il mio sogno. Rimasi senza fiato, con la consapevolezza di essere riuscita in qualcosa che avevo tanto desiderato. Nei giorni successivi tenetti Tessa informata sulla mia partenza e sul mio arrivo a Ny-Ålesund, indicandogli nello specifico l'ora di partenza del mio tuour. Mi diede appuntamento davanti all'ingresso della base italiana spiegandomi i punti di riferimento intorno per raggiungerla con comodità.
Il giorno della partenza, appena salii sulla barca parlai con il capitano per informarlo del mio appuntamento presso la Base Italiana e mi diede subito l'ok, senza impormi dei divieti. La prima cosa che vidi appena arrivai fu una simpatica testolina di una foca che sbucò dall'acqua del mare, chissà forse era lì per salutarmi e augurarmi il benvenuto! Appena approdati, io e Riky (il mio compagno d'avventura) ci siamo diretti di corsa verso la base italiana. La trovammo subito senza troppi problemi, feci subito una foto al cartello che indicava il nome della base! e subito dopo ci spostammo davanti alla porta d'ingresso e provammo a bussare diverse volte ma nessuno ci aprì 😱 Provammo a sbirciare dalle finestre ma non si vedeva nessuno presente alla base. Ci furono attimi di paura, incominciammo a girare lungo le poche vie che compongono Ny-Ålesund per vedere se incontrassimo qualcuno al quale potevamo chiedere se ci potesse portare da Tessa. Ci avvicinammo alla mensa e lunga la via c'era un gruppetto di 3 ricercatrici che si stava avviando, io lì riconobbi Tessa (avevo controllato il suo profilo linkedin per poterla riconoscere visivamente una volta arrivata). Provai a chiamarla e lei mi rispose con un sorriso dicendomi: "Eccoti! Ti stavo aspettando alla base, ma non ho visto arrivare nessuna barca perché era più piccola di quanto pensassi!" Evidentemente, era abituata a navi molto più grandi. Per fortuna, il piano non era andato in fumo!
Tessa ci portò alla base e ci fece entrare, mostrandoci come si svolgeva la loro vita quotidiana e il lavoro nei laboratori. Entrammo nella stanza salotto che fungeva anche da zona cucina e lei iniziò a prepararci il caffè! In quel momento arrivò un altro membro dello Staff Italiano, il quale si presentò come l'informatico attuale della base, fu molto sorpreso e felice di vederci in visita alla base. Mentre ci accomodammo sul divano ci spiegarono che il resto dello Staff di ricerca era fuori in missione sul ghacciaio vicino, per fare delle analisi quindi non saremmo riusciti a vederli visto anche il poco tempo che io e riky avevamo a disposizione, circa 1 ora e mezza, prima di salpare verso Longyearbyen. Durante il caffè ci raccontarono la loro storia, che mansione svolgevano e come erano finiti a Ny-Ålesund poi molto gentilmente ci chiesero di raccontarci chi eravamo noi e che tipo di ricerche stessimo svolgendo. Ho un ricordo bellissimo delle chiacchere fatte seduti su quel divano grigio, enorme e comodo ma soprattuto ricordo l'emozione che provai in quella giornata. Il tempo volava, e presto era già ora di andare, mentre uscimmo Tessa ci voleva portare a vedere da vicino le parabole di ricerca ma purtroppo il tempo non giocava a nostro favore e non riuscimmo ad andarci. Ci salutammo e la ringraziammo molto per il suo tempo e la sua gentilezza per avere realizzato il mio sogno di averci accolti alla base.
A Longyearbyen e Ny-Ålesund esiste una “zona di sicurezza” che corrisponde circa al perimetro della città ed è contrassegnata dalla presenza dei famosi cartelli raffiguranti un orso polare. Oltre questa zona è vietato addentrarsi senza fucile. Mi sono imbattuta in questo cartello appena arrivata a Ny-Ålesund e il giorno dopo lo incontrai fino alla fine del mio viaggio a Longyearbyen.
FUORI DAI CENTRI ABITATI BISOGNA GIRARE COL FUCILE
Questi cartelli non solo segnalano il pericolo reale di un possibile incontro ravvicinato con un orso polare, ma stabiliscono anche l'obbligo di uscire armati di fucile e razzo segnalatore. Il cartello mostrato qui avverte che, prima di avventurarsi oltre questo perimetro, è indispensabile verificare la funzionalità della propria arma. A tal fine, è necessario effettuare una prova di sparo all'interno di un tubo apposito inserito nel terreno. Solo dopo aver testato l'efficacia delle proprie armi, si può attraversare la zona, mantenendo sempre un'attenta vigilanza attraverso il cannocchiale e procedendo con estrema cautela.
La stazione di ricerca Dirigibile Italia del CNR è una struttura multidisciplinare che supporta numerosi progetti di ricerca sia nazionali che internazionali. Inaugurata nel 1997, si trova nel villaggio di Ny-Ålesund (78°55' N, 11°56' E), sull’Isola di Spitsbergen, nell’arcipelago delle Svalbard. Il nome della stazione rende omaggio alla spedizione polare del Generale Umberto Nobile, partita da Ny-Ålesund nel 1928 con il Dirigibile Italia.
In passato, la gestione della stazione era affidata al Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente (DSSTTA), ma oggi è sotto la responsabilità dell’Istituto di Scienze Polari. La stazione partecipa ai programmi di accesso INTERACT e SIOS, fornendo spazio e supporto logistico ai ricercatori di paesi che non hanno accesso diretto all’Artico. Inoltre, è parte del forum FARO, una rete di operatori artici che condivide esperienze organizzative e gestionali.
Ad oggi è un punto di riferimento cruciale per la ricerca scientifica nell'Artico. Ogni anno, da marzo a ottobre, la stazione ospita numerose attività di monitoraggio e campagne di ricerca, molte delle quali coinvolgono scienziati dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima (ISAC). La stazione "Dirigibile Italia" e l'Artic Strategic Project (ASP) offrono un'opportunità unica per i ricercatori di sviluppare le loro competenze e di esplorare i complessi processi e le interazioni tra le diverse componenti del sistema climatico: atmosfera, criosfera, litosfera e idrosfera.
Accanto alla Amundsen-Nobile Climate Change Tower (CCT), si trova il Laboratorio di Gruvebadet, dedicato all'analisi degli aerosol atmosferici al suolo. Questo laboratorio, operativo da marzo a ottobre, è equipaggiato per misurare le proprietà chimiche, fisiche e ottiche degli aerosol. Qui si effettuano studi sullo scattering e sull'assorbimento, sulla distribuzione delle dimensioni delle particelle e sui campionamenti chimici, in collaborazione con l'Università di Firenze. Inoltre, il laboratorio utilizza un pallone vincolato (tethered balloon), in collaborazione con l'Università di Perugia, per profilare verticalmente alcune caratteristiche fisico-chimiche dell'atmosfera. Grazie a queste strutture e collaborazioni, la stazione "Dirigibile Italia" contribuisce in modo significativo alla comprensione dei processi climatici nell'Artico, fornendo dati preziosi per la comunità scientifica internazionale.
Amundsen-Nobile Climate Change Tower (CCT)
Amundsen-Nobile Climate Change Tower [1]
Uno degli elementi chiave della stazione è la Amundsen-Nobile Climate Change Tower (CCT), una struttura alta 32 metri che ospita una vasta gamma di strumenti scientifici. Questa torre permette un'analisi dettagliata del bilancio energetico superficiale, della dinamica dello strato limite planetario (PBL) e dei flussi di scambio di calore, momento e sostanze chimiche tra atmosfera, terra e acqua.
Struttura [1]
Dirigibile Italia è una struttura di 323 m², di cui 170 m² sono adibiti a laboratori e uffici, con una capacità di ospitare fino a 7 persone. La base è operativa tutto l'anno e offre una serie di servizi per supportare le attività di ricerca, tra cui:
Alloggio: 6 posti letto per il personale.
Laboratori: Un laboratorio di chimica attrezzato con cappa a flusso laminare, bilancia di precisione, erogatore di acqua ultrapura, freezer, e altro. Spazi per lavorazioni generiche, un laboratorio di elettronica e meccanica, e un magazzino per la conservazione del materiale.
Mobilità: 3 motoslitte per gli spostamenti invernali e primaverili, con carrelli per il trasporto di materiali, oltre a tute, stivali e caschi. Per l’estate, 3 biciclette fat-bike con carrelli.
Comunicazione: 5 radio VHF per garantire la sicurezza e la comunicazione tra le persone in campo.
Dirigibile Norge
Umberto Nobile nacque nel 1885 a Lauro, un piccolo comune nella provincia di Avellino, in un'Italia ancora fortemente agricola, dove il concetto di nazione era relativamente nuovo e le ferite del "brigantaggio" erano ancora fresche nella memoria collettiva.
Il Dirigibile Norge
Gli anni 1920 segnarono una svolta decisiva nella vita di Nobile. Nel 1926, l'ingegnere campano guidò la trasvolata polare artica a bordo del dirigibile Norge, insieme al famoso esploratore norvegese Roald Amundsen, con il quale i rapporti si incrinarono poco dopo. Il Norge era un dirigibile semirigido costruito in Italia sotto la direzione di Nobile tra il 1923 e il 1924, inizialmente designato "N1". [2]
Un pallone in un mondo di ghiaccio
Amundsen aveva già tentato, senza successo, di raggiungere il Polo Nord con due idrovolanti nel 1925. Tuttavia, Nobile era convinto che il dirigibile fosse il mezzo ideale per esplorare queste regioni estreme, nonostante le resistenze della Regia Aeronautica, che preferiva investire nei più moderni aeroplani. La spedizione con il Norge ebbe luogo nel 1926. L'obiettivo era non solo quello di raggiungere il Polo Nord, ma anche di dimostrare le capacità dei dirigibili come mezzi di trasporto sicuri ed efficienti per le esplorazioni polari.
Il Volo verso il Polo Nord
Partenza: La missione partì il 10 aprile 1926 da Ciampino, vicino a Roma, con il dirigibile diretto a Oslo, dove fu accolto con entusiasmo.
Soste intermedie: Dopo Oslo, il Norge si diresse verso Vadsø, nell'estremo nord della Norvegia, e successivamente verso Ny-Ålesund, nelle isole Svalbard, il punto di partenza definitivo per il volo polare.
Il Polo Nord: Il 12 maggio 1926, il Norge sorvolò il Polo Nord, diventando il primo aeromobile a compiere tale impresa. Il dirigibile gettò le bandiere di Norvegia, Italia e Stati Uniti, simboleggiando la collaborazione internazionale dietro questa impresa.
La Fine della Spedizione
Dopo aver sorvolato il Polo, il Norge proseguì il suo viaggio verso Teller, in Alaska. Tuttavia, il dirigibile subì danni durante il volo, e la spedizione si concluse con un atterraggio forzato. Nonostante ciò, l'impresa fu un successo e rappresentò una pietra miliare nell'esplorazione del Polo Nord.
Dopo il successo della spedizione del Norge nel 1926, Nobile decise di intraprendere una nuova esplorazione polare, questa volta con una squadra interamente italiana. Il finanziamento della spedizione fu ottenuto grazie a un compromesso: sarebbe stata sponsorizzata dalla Reale Società Geografica Italiana, con il supporto della Regia Aeronautica, che fornì il dirigibile N4. L'equipaggio, composto da membri della Regia Marina Militare, dell'Aeronautica, degli Alpini e dal personale di fiducia di Nobile, intraprese un nutrito programma di ricerche scientifiche in collaborazione con l'Istituto Idrografico della Marina. [2]
Dirigibile Italia
La spedizione partì finalmente da Ciampino il 19 marzo 1928. Dopo alcune tappe intermedie, il Dirigibile Italia raggiunse la Baia del Re, situata nell'isola di Spitsbergen, nelle Svalbard, dove oggi sorge la Base Artica "Dirigibile Italia" gestita dal CNR.
L'esplorazione prevedeva tre voli, tutti con partenza e rientro a Ny-Ålesund. Il primo volo, l'11 maggio, fu interrotto a causa delle difficili condizioni atmosferiche. Il secondo volo, il 15 maggio, durò tre giorni, coprendo circa 4.000 km e realizzando importanti rilievi scientifici. [3]
Il tragico terzo volo
Il 23 maggio 1928, il Dirigibile Italia decollò con l'intento di raggiungere il Polo Nord, portando a bordo 16 persone. Il viaggio inizialmente procedette bene, raggiungendo il Polo Nord alle 0:24 del 24 maggio. Tuttavia, il rientro si rivelò drammatico. La nave affrontò venti contrari, ghiaccio sulle eliche e una visibilità quasi nulla. Alle 10:33 del 25 maggio, il dirigibile si schiantò sui ghiacci artici, lasciando dieci uomini, tra cui Nobile, gravemente feriti e abbandonati a se stessi. [3]
La Tenda Rossa e i soccorsi
I sopravvissuti trovarono rifugio in una tenda da campo, che divenne nota come la "Tenda Rossa" a causa del colore del tessuto che rapidamente sbiadì. Fu solo il 9 giugno che un segnale SOS venne finalmente captato dalla nave d'appoggio Città di Milano. Le operazioni di salvataggio, che coinvolsero numerosi paesi (Italia, Francia, Norvegia, Finlandia, URSS e Germania), richiesero 48 giorni prima che tutti i superstiti dell'Italia e alcuni dei soccorritori che non erano riusciti a far ritorno alle loro base venissero salvati. Tra i soccorritori, nove persero la vita, incluso Roald Amundsen, il cui idrovolante, Latham 47, scomparve nel corso delle ricerche. [3]
Ad oggi, i resti del dirigibile e i corpi dei dispersi rimangono nascosti nelle gelide acque dell'Artico. [3]
Bibliografia
[2] Leonardo Parigi, La storia del Dirigibile Italia, 2020: https://www.osservatorioartico.it/la-storia-del-dirigibile-italia/
[3] Diario dal Polo, La spedizione Nobile e i naufraghi della tenda rossa raccontati dall'inviato del Corriere della Sera, Cesco Tomaselli, Editore Nordpress, 2003.