Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono state sviluppate per la prima volta negli anni Quaranta, ma i rischi per la salute ad esse associati sono diventati di pubblico dominio solo alla fine degli anni Novanta. Tuttavia, secondo uno studio pubblicato su Annals of Global Health (vi lascio il link dell'articolo qui sotto e affianco sx), le principali aziende produttrici dell'epoca, tra cui DuPont e 3M, erano già consapevoli dei pericoli fin dagli anni Sessanta. Lo studio accusa queste aziende di aver nascosto deliberatamente tali rischi per decenni.
Queste sostanze sono ancora oggi diffuse nell'ambiente, persino in aree remote. Sono presenti in vari prodotti di uso comune come:
imballaggi alimentari
tappeti
materiali da costruzione
cosmetici
pentole antiaderenti
capi impermeabili
schiume antincendio
I PFAS sono noti come "inquinanti eterni" per la loro resistenza alla degradazione, che rende la loro rimozione dall'ambiente molto difficile e costosa. Senza restrizioni, migliaia di queste sostanze continuano a essere utilizzate e rilasciate nell'ambiente, contaminando aria, acqua, cibo e il corpo umano. Nonostante la comunità scientifica abbia a lungo evidenziato i rischi per la salute legati a composti come PFOA e PFOS, solo nel 2023 la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ) ha confermato definitivamente la loro pericolosità [1].
Le conseguenze per aver taciuto
Per oltre 60 anni, sono emerse prove dei rischi legati alle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Già nel 1961, il Canadian Medical Association Journal pubblicò un report che denunciava malattie tra i lavoratori delle industrie produttrici di PFAS dopo aver fumato sigarette contaminate con Teflon. Poco dopo, circolò la notizia della morte di un membro dell'Air Force statunitense per lo stesso motivo. Tuttavia, sia DuPont che l'Air Force smentirono queste informazioni, e l'autore del report fu costretto a ritrattare sotto pressione dell'industria chimica e dell'Air Force stessa [2].
Letter to the Journal
Nel 1965, diversi studi scientifici collegarono le PFAS alla "febbre da fumi di polimeri", una malattia causata dall'inalazione di Teflon riscaldato a 300 °C. Nel 1970, ricercatori di DuPont scoprirono che il C8, oggi noto come acido perfluoroottanoico (PFOA), era "altamente tossico se inalato e moderatamente tossico se ingerito", come riportato dal Time. Nel 1981, otto donne che lavoravano in una fabbrica della DuPont diedero alla luce bambini con vari difetti, inclusi problemi alla vista e ai dotti lacrimali.
Studi interni di 3M e DuPont negli anni '90 mostrarono che il C8 poteva aumentare il rischio di cancro alla prostata e che il 61% dei 30 lavoratori testati presentava elevati livelli di enzimi epatici, segno di infiammazione del fegato. Inoltre, gli operai di entrambe le aziende avevano livelli elevati di fluoro nel sangue, indicativi della presenza di PFAS [1].
Ad oggi l’ambiente acquatico è il più contaminato da PFAS [1] [3]
L’inquinamento dell’acqua è anche la principale causa di contaminazione da PFAS negli alimenti, che a loro volta costituiscono la principale via di esposizione dell’uomo ai PFAS.
Gli alimenti maggiormente contaminati sono:
Pesce e frutti di mare (soprattutto d'acqua dolce)
Frutta e prodotti contenenti frutta (soprattutto PFOS)
Carne e prodotti con carne (Soprattutto interiora e fegato)
Classificazione dei PFAS:
PFOS è incluso tra gli "inquinanti organici persistenti" (POP)
PFOA tra le "sostanze estremamente preoccupanti" (SVHC)
EFSA ha emesso diverse opinioni sui composti perfluoroalchilici suggerendo il monitoraggio e l’indagine sull’esposizione umana.
Lo statunitense Roy J. Plunkett scoprì accidentalmente il politetrafluoroetilene (PTFE) nel 1938 mentre lavorava come chimico presso l'azienda DuPont. Durante un esperimento con il gas tetrafluoroetilene (TFE), Plunkett trovò una polvere bianca nel cilindro che avrebbe dovuto contenere il gas. Questa polvere risultò essere il PTFE, un polimero formato da molecole di TFE, ciascuna composta da due atomi di carbonio e quattro di fluoro. Il PTFE è una polvere inodore, bianca e leggera, nota per le sue proprietà antiaderenti, la resistenza a reagire con altre sostanze chimiche, la non infiammabilità, l'isolamento elettrico e la stabilità a temperature elevate (fino a 300°C). Queste caratteristiche hanno reso il PTFE un materiale molto popolare, introdotto al pubblico nella seconda metà del XX secolo, e noto soprattutto per il suo utilizzo come rivestimento antiaderente [5].
I tegami antiaderenti, rivestiti di politetrafluoroetilene (PTFE), sono i prodotti più noti a contenere questo materiale, ma non sono gli unici. Durante la Seconda guerra mondiale, il PTFE fu utilizzato per rivestire e proteggere attrezzature militari grazie alle sue proprietà antiaderenti e resistenti alla corrosione.
Oggi il PTFE è impiegato in una vasta gamma di prodotti:
Filtri
Guarnizioni
Valvole
Protezioni anticorrosive
È anche utilizzato nei tessuti sintetici impermeabili e traspiranti, ideali per l'abbigliamento tecnico sportivo, e in medicina per la realizzazione di protesi vascolari e impianti dentali. Nelle pentole e padelle, introdotte nelle case a partire dagli anni Sessanta, il rivestimento antiaderente in PTFE è solitamente nero e consiste di più strati applicati su un substrato metallico, come l'alluminio, con la qualità del tegame dipendente dal numero di strati e dal tipo di metallo utilizzato.
Nel rivestimento dei tegami si può trovare il politetrafluoroetilene, una sostanza composta da carbonio e fluoro e utilizzata oggi in diversi contesti. È più conosciuta con i nomi commerciali dei prodotti in cui è contenuto (per esempio Teflon, Fluon, Algoflon, Hostaflon, Inoflon).
Il rivestimento antiaderente dei tegami non è associato di per sé a un aumento del rischio di ammalarsi di cancro o di avere particolari problemi di salute, almeno quando la cottura avviene senza che si raggiungano temperature troppo elevate e mantenendo integra la superficie
La potenziale pericolosità dei tegami antiaderenti è legata alla presenza – sempre più rara nei prodotti moderni – dell’acido perfluoroottanoico (PFOA), utilizzato in alcuni processi di preparazione del prodotto finale.
Il PFOA è classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro in classe 1A (cancerogeno per l’uomo) [1].
È possibile utilizzare in modo sicuro le pentole antiaderenti seguendo alcune regole molto semplici [4]:
non scaldare mai il tegame vuoto perché così facendo aumenta il rischio di raggiungere temperature troppo elevate nelle quali la stabilità del materiale è compromessa
mantenere il locale ben areato quando si cucina
buttare le pentole se il rivestimento è particolarmente rovinato. In quest’ultimo caso il rischio non deriva tanto dal rilascio di particelle di rivestimento, ma piuttosto del metallo sottostante, spesso non adatto a entrare in contatto con gli alimenti.
Il rivestimento delle pentole antiaderenti non è di per sé pericoloso per la salute, ma alcune sostanze, PFOA in particolare, che possono essere utilizzate nel processo di produzione del prodotto, sono state associate a un aumento del rischio di tumore e altre patologie.
I tegami di produzione più recente non dovrebbero contenere PFOA, sempre più spesso leggiamo sulle etichette "senza PFOA, Senza PTFE e nickel". Rimane un ottima regala scegliere i prodotti di qualità, leggere le istruzioni fornite dal produttore e buttare via le padelle quando il rivestimento appare molto rovinato.
Bibliografia
[1] UNEP/POPS/CONF/4, App. II (2001), reprinted in 40 ILM 532 (2001). The text of the convention and additional information about POPs is available online at the United Nations Environment Programme's (UNEP's) POPs https://chm.pops.int/TheConvention/Overview/TextoftheConvention/tabid/2232/Default.aspx
[2] Mack, G. J. (1961). Toxicity of decomposition products of “Teflon”. Canadian Medical Association Journal, 85(17), 955.
[3] Giuseppe Ungherese, prefazione di Robert Bilott, PFAS Gli inquinanti eterni e invisibili nell'acqua, Storie di diritti negati e cittadinanza attiva, Altraeconomia Le talpe, 2024, pp, 166-167.
[4] Agenzia Zoe, Agenzia di informazione medica e scientifica, Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/corretta-informazione/pentole-e-padelle-rivestimento-antiaderente
[5] National Center for Biotechnology Information (2024). PubChem Compound Summary for CID 9554, Perfluorooctanoic acid. Retrieved August 4, 2024 from https://pubchem.ncbi.nlm.nih.gov/compound/Perfluorooctanoic-acid.